Fiume della Calabria: qual è il più lungo? Che caratteristiche ha e dove sfocia?

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La Calabria è una regione dell’Italia Meridionale ed è bagnata da due mari: il Mar Ionio ad est e il Mar Tirreno ad ovest. Questo territorio fu il primo a ricevere il nome di “Italia: furono gli antichi greci, all’istmo di Catanzaro dominato dal re Italo, a dare per prima questa denominazione al luogo.

Ha una superficie prevalentemente collinare che occupa, infatti, quasi il 50% del territorio. Contrariamente a ciò che si pensa, ha anche ampie zone montuose: si pensi che solo il 9% della Calabria è pianeggiante. Dal punto di vista dell’idrografia, questa regione non si distingue per fiumi particolarmente sviluppati. I due più lunghi, però, sono il Crati e il Neto, che sfociano nello Ionio.

L’idrografia della Calabria

Oltre al Crati e al Neto, i due più lunghi, anche il Trionto, il Tacina e il Corace sfociano nel Mar Ionio. Questi ultimi tre, inoltre, nascono nella Sila: da questo altipiano nascono anche l’Amato e il Savuto che, con il Lao del Pollino, sono i tre maggiori fiumi del versante Tirrenico.

Oltre a questi appena citati, gli altri corsi d’acqua sono molto brevi ed hanno un regime torrentizio, essendo incassati in versanti a monte. Spesso e volentieri durante l’anno sono secchi, per poi riempirsi durante i periodi di pioggia e di temporali. A livello lacustre, in Calabria esistono diversi laghi artificiali soprattutto sulla Sila, come l’Ampollino, l’Arvo e il Passante.

Il fiume Crati, il più lungo

Il Crati è il fiume principale della Calabria, nonché più importante della regione per lunghezza del suo corso (91 km) e per volume d’acqua alla foce. Il suo nome deriva dal greco Kràtos, che indica la personificazione della potenza.

Nasce a circa 1650 m di altezza sulle pendici occidentali della Sila, tra Timpone Bruno e Timpone Senna nel comune di Aprigliano. La sua discesa è molto ripida e si orienta verso nord, dove infatti passa per Cosenza. A quota 228 m, poi, raddoppia di dimensioni grazie all’affluenza del fiume Busento.

Attraversa poi la valle che ha preso il suo nome, la Valle del Crati, dove si arricchisce ulteriormente grazie a diversi affluenti come l’Arente, il Mucone, il Finita e altri. Con una portata molto sostenuta, poi, si dirige verso Tarsia dove una diga forma il lago omonimo ed entra anche nella Piana del Sibari. Qui inizia a rallentare la propria corsa fino al golfo di Corigliano, dove sfocia.

Alla foce, il Crati crea un ambiente umido molto interessante a livello ambientale, poiché la flora tipica è quella di tamerici e canne palustri, che si caratterizzano per una intensa avifauna migratoria. Nel 1990 la foce del Crati è diventata infatti Riserva Regionale.

Il Crati è un fiume torrentizio, che quindi subisce fortemente il peso di ciò che avviene attorno a lui. Alterna quindi periodi di grandi magre estive, dove è completamente secco, a piene invernali anche disastrose. Il suo bacino vive costantemente un dissesto idrogeologico non indifferente, caratterizzato da fenomeni franosi di sabbia, argilla, rocce metamorfiche e graniti.