Alla fiera dell’est: quanto è diventato famoso il testo e cosa significa?

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Chi non conosce questa canzone? Ormai fa parte dell’infanzia di tutti noi, è diventato un pilastro della musica italiana, grazie al cantautore Angelo Branduardi. Ma quali tematiche di fondo lo hanno ispirato per scrivere una canzone talmente orecchiabile da essere imparata in poco tempo?

Quanto è diventato famoso il testo?

Nel 1976 il cantante Angelo Branduardi pubblicò il suo terzo album con il seguente singolo “Alla fiera dell’est”, mai si poteva immaginare che questa sua canzone sarebbe piaciuta a molte persone, sia fan che non, del famoso autore che dura ben 5 minuti e 22 secondi, infatti ricevette il Premio della critica discografica.

Leggendo e sentire il testo sembra una filastrocca per bambini, infatti viene ancora oggi cantata perché a ogni strofa si aggiunge un personaggio diverso con una diversa azione, ma alla fine si arriva all’ennesima e nota conclusione che il topo è stato prima comprato dal padre e poi mangiato dal gatto.

Questa canzone racconta una storia senza eguali nel mondo della musica, mai nessuno è riuscito a scrivere un testo così particolare e molto ricco che alla fine ascoltarla è sempre piacevole e divertente.

Anche ora nel 21° secolo è ascoltata e cantata durante le feste di karaoke da fare tutti insieme, viene pure ascoltata durante i lunghi viaggi per far cantare i bambini in macchina e, dopo il successo avuto in Italia, anche in Francia e in Spagna è stata cantata questa canzone da Angelo Branduardi in francese e in spagnolo, aumentandone così il successo.

Cosa significa?

In molti non sanno che, oltre a essere presa come una filastrocca divertente per bambini, è stata creata da un racconto ebraico, Branduardi è anche un curioso lettore soprattutto era attratto da tutto quello che riguarda culture e religioni diverse, come in questo caso l’Ebraico.
Trovò un canto che racconta la storia di un capretto comprato da padre per due susim, moneta ebraica, e dopo arrivano il gatto che lo mangia, il cane che morde il gatto dopo che il bastone lo ha colpito.

Cambiando l’animale da capretto a topolino, la canzone è sempre quella. Tutti questi animali e personaggi fanno le medesime azioni legate in un circolo che in qualche modo può rappresentare la via, molte cose non cambiano mai e tutto ha un inizio e una fine.
Per chi fosse interessato di più, soprattutto, per quanto riguarda i personaggi, c’è un significato dietro ad ognuno di loro, tutti collegati inoltre al libro dell’Esodo e tutto questo parte dal padre, egli è la figura di Dio quando parlò ad Abramo re d’Israele, che viene raffigurato con la figura del capretto.

Il gatto è il regno di Babilonia che lo sovrastò, invece il cane è il simbolo del Faraone che, prima dell’arrivo delle piaghe, non ascoltò il volere di Dio liberando gli ebrei dal popolo d’Egitto, dette da Aronne e da Mosè, così dovette affrontare le varie conseguenze con le relative perdite.

Ovviamente canzone e storia continuano ma questo aiuta a spiegare che, se si legge bene tra le righe, questo racconto ebraico è un altro modo filosofico da raccontare e scoprire i vari elementi che sono successi durante la liberazione degli ebrei durante il periodo pasquale e delle varie usanze che questo popolo usa ancora perché è legata alla loro storia, alla loro cultura e tutto quello che hanno dovuto affrontare.