Parcella stragiudiziale: come si calcola? Che cos’è l’attività stragiudiziale?

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Quando ci si rivolge a un avvocato ci si immagina, il più delle volte, di arrivare in tribunale a discutere la causa. Ma non sempre è così. A volte, infatti, la risoluzione della controversia può avvenire anche in fase stragiudiziale, ovvero appunto senza che si arrivi a una causa e quindi alla sentenza del giudice. Ma in che cosa consiste di preciso l’attività stragiudiziale? Come si calcola in questi casi la parcella stragiudiziale? Ecco le principali informazioni da tenere a mente.

Attività stragiudiziale: in che cosa consiste?

Prima di approfondire il tema della parcella stragiudiziale nello specifico, vale la pena approfondire tutto quanto riguarda l’attività stragiudiziale. Cosa si intende con questo termine e in che cosa consiste questo tipo di attività? Come abbiamo accennato in apertura, l’attività stragiudiziale si sostanzia in tutto ciò che, abitualmente, precede la causa vera e propria che prevede un intervento da parte del giudice. Parliamo quindi di tutta la preparazione della causa (la cosiddetta fase anticipatoria), quindi telefonate, incontri, proposte transattive, lettere di diffida, messe in mora, componimenti bonari e via dicendo.

Se l’attività stragiudiziale dovesse avere esito positivo, potrete evitare di instaurare una causa che, nella maggior parte dei casi, avrebbe una durata piuttosto rilevante. Questo vi farà quindi risparmiare soldi e tempo. Nel caso in cui, invece, la fase anticipatoria costituita dall’attività stragiudiziale dovesse fallire, sarà necessario avviare una causa. In entrambi i casi ciò che rileva nel tema che trattiamo in questa sede è il pagamento della parcella stragiudiziale all’avvocato.

Parcella stragiudiziale: come si quantifica?

Come abbiamo visto, l’attività stragiudiziale può sia essere sufficiente per sopravvenire a un accordo satisfattivo in tempi più brevi, sia rappresentare la fase anticipatoria e preparatoria della causa vera e propria e quindi all’iter processuale. In entrambi i casi l’attività stragiudiziale comporta all’avvocato e al suo studio un notevole dispendio di energie, di tempo e di risorse. Quindi, qualsiasi sia l’esito di questa attività preparatoria, il cliente ne troverà traccia nella parcella finale.

Generalmente l’entità del compenso dell’avvocato per l’attività stragiudiziale, ovvero la parcella stragiudiziale, è determinata prima dell’inizio stesso dell’attività. La prassi corretta prevede infatti un accorto preventivo tra avvocato e cliente in cui si stabiliscono i compensi per i vari tipi di attività, sia che questa si fermi all’aspetto stragiudiziale, sia che prosegua con l’instaurarsi di una causa.

Se invece non è stato conferito alcun mandato all’avvocato e/o non è stato firmato alcun accordo di spesa, è la legge a stabilire quanto dovuto al professionista. Fermo restando che l’avvocato è espressamente obbligato a emettere un preventivo al cliente, il quale deve firmarlo per accettazione, le conseguenze sono diverse. In primo luogo, l’avvocato può incorrere in sanzioni disciplinari. In secondo luogo, la quantificazione di quanto dovuto dal cliente all’avvocato avverrà sulla base dei tariffari forensi, i quali sono stabiliti nel dettaglio dal relativo Decreto Ministeriale.

Ricordiamo, per concludere, che il pagamento della parcella stragiudiziale è dovuto sia in caso di esito positivo che negativo delle trattive e in ogni caso per l’assistenza fornita al cliente.